Ho appreso dell’esistenza di Angelo Panzini (1822 – 1886), nome a me del tutto sconosciuto, quando, curiosando tra le segnalazioni di CD dedicati a musiche di Giuseppe Verdi, mi sono imbattuto in un compact di trascrizioni di arie da opere per pianoforte a 6 mani dovute a due musicisti della seconda metà dell’Ottocento Giusto Dacci e per l’appunto Angelo Panzini. Se il nome del primo (una curiosità: il nome completo era nientemeno che Giusto Severo Pertinace!!) è piuttosto noto a chi abbia un minimo di dimestichezza con gli studi musicali per aver scritto un ben noto metodo per solfeggio, assolutamente sconosciuto mi risultava quello del secondo. Breve indagine su Internet ed ecco la sorpresa: Angelo Panzini, nato a Lodi il 26 Novembre 1822!
Panzini si era diplomato in flauto e pianoforte, sempre a Milano, con Giuseppe Rabboni, uno dei più famosi flautisti europei dell’ ‘800. Si era poi applicato in particolare all’insegnamento e alla composizione. Fu autore, assai prolifico, di musiche e soprattutto instancabile “parafrasatore” di opere liriche. Fu poi eccellente e noto didatta quale professore di armonia al Conservatorio di Milano, avendo per colleghi insegnanti di composizione Antonio Bazzini e Amilcare Ponchielli. Le loro firme, insieme a quelle di altri tre colleghi, compaiono tra l’altro in calce all’elaborato dell’esame finale di licenza di Giacomo Puccini (1883), conservato presso il Conservatorio.
Vasta ma ormai praticamente dimenticata la sua produzione, che pure a quei tempi doveva avere buon successo quale musica cameristica, da salotto, visto la quantità di editori che la pubblicarono, compresi Ricordi, Lucca, Canti. Praticamente tutte le sue opere sono ora conservate presso la Biblioteca del Conservatorio milanese. Molta musica vocale (arie, romanze);pagine pianistiche di breve respiro, tipicamente da salotto, quali polke, mazurke, valzer, spesso caratterizzati dall’aggettivo “brillante”; musica da camera soprattutto per flauto e pianoforte o per piccoli ensemble spesso con il flauto protagonista.
Numerose, curiosamente, le composizioni per fisarmonica o harmoniflute (la parola è francese: uno strano strumento che assomiglia ad una fisarmonica distesa, con tastiera che viene suonata come quella di un pianoforte e in cui l’ingresso dell’aria è ottenuto dall’ esecutore schiacciando 1 o 2 pedali come nell’ harmonium).
E ancora un rilevante numero di “Parafrasi, fantasie, rimembranze operistiche” (forse le composizioni che godettero allora di maggior fortuna) per pianoforte solo o per il solito duo flauto-pianoforte, con preponderanza di opere verdiane. Tipica del tempo e probabilmente dei sentimenti del compositore la presenza di un buon numero di “Musiche patriottiche” per pianoforte delle quali citiamo, per rendere l’idea, qualche titolo: Fuori lo straniero, galop – Garibaldina, marcia dei cacciatori delle Alpi – In morte di Silvio Pellico, fantasia elegiaca – La Battaglia di Magenta, marcia – La Battaglia di Solferino, fantasia caratteristica – Omaggio del cuore ai prodi liberatori d’Italia, pensiero melodico, per concludere con Il Risorgimento, allegro marziale. E per finire, ecco un omaggio alla città natale: Un Pensiero a Lodi, melodia per pianoforte, pubblicato con la benemerita precisazione: “Il ricavato delle vendite di questo pezzo è a totale beneficio degli asili infantili della città di Lodi”.